sabato 5 settembre 2009

10. Cananei ed Ebrei

Tra la Fenicia, la penisola del Sinai, il mar Mediterraneo e il deserto arabico, si estende una regione, in parte fertile e in parte arida, che merita una particolare menzione per il tipo di cultura che vi si sviluppa, a partire dall’età del ferro, i cui influssi si faranno sentire per i secoli a venire. In epoca storica, questa regione vede avvincendarsi popolazioni diverse (cananei, filistei, giudei), che le daranno il nome, perciò verrà chiamata “Terra di Canaan”, “Palestina”, “Giudea”, a seconda del particolare momento storico. Nel lontano passato vi hanno coabitato homini sapiens e neandertalensis e, dunque, si tratta di una delle prime regioni abitate dall’uomo. Ciò nonostante, durante l’Età dei Metalli, essa si trova in condizioni di pesante ritardo rispetto non solo a quei mostri sacri che sono l’Egitto e la Mesopotamia, ma anche alla Siria e all’Anatolia.
Dopo un periodo di relativo e precoce progresso, che vede sorgere, tra l’ottavo e il settimo millennio, città come Gerico, la regione “offre uno spettacolo decisamente modesto” (LIVERANI 2003: 8) e decade lentamente e si riduce in una mediocre condizione provinciale. È solo un luogo di transito di carovane, che si muovono dall’Egitto agli altri grandi Stati della Fertile Mezzaluna e viceversa. Sembra la terra di nessuno. La popolazione residente, di origine amorrea (nota anche come cananea), è caratterizzata da una densità demografica tra le più basse, ed è composta da gruppi clanici e tribali, in parte nomadi e in parte sedentari, che vivono in modesti dominî e in poche e minuscole città-stato, che non superano i 3-4 mila abitanti e sono governate da un signore. Agli inizi del II millennio a.C., la situazione va cambiando, soprattutto a causa della progressiva crescita demografica, che pone i gruppi sempre a più diretto contatto fra loro e li spinge a competere, inducendoli ad organizzarsi sotto la guida di un anziano, di un condottiero o di un re. Mentre dominî e città lentamente si ingrandiscono, molte tribù continuano a vivere allo stato nomade, anche se, in linea con la tendenza del tempo, al loro interno non mancano coloro che desiderano una buona sistemazione stabile, in un luogo ricco di risorse.
Dopo aver subito l’influenza degli Hyksos, nel XV secolo la Palestina diventa una provincia egizia e tale resterà fino all’invasione dei Popoli del Mare (1200 ca.). In verità, l’Egitto manifesta un interesse assai scarso per la regione, limitandosi ad un debole controllo e alla riscossione dei tributi. Dopotutto quella terra non richiede una presenza militare massiccia, dal momento che le popolazioni residenti non brillano né per potenza, né per bellicosità, ma piuttosto, caso più unico che raro nel Vicino Oriente, tendono a vivere in pace, almeno fino a tutto il XIII secolo. Per quanto modeste e di scarsa importanza politica e militare, le città della Palestina sono situate nelle aree più ricche di risorse, generalmente lungo la costa oppure in prossimità delle poche aree pianeggianti e provviste di fonti idriche, che risultano particolarmente adatte all’agricoltura e all’allevamento, ma anche all’artigianato e al commercio. Fortificata da una cinta di mura e presidiata da guardie armate, ogni città ospita il signore, le famiglie patrizie, i delegati del faraone e i ricchi mercanti e controlla un ampio territorio circostante, che è diviso in latifondi, dove vivono e lavoravano numerose famiglie di contadini.
Nel suo insieme, dunque, la Palestina comprende due realtà ben diverse: da un lato il mondo relativamente opulento delle città, dall’altro lato la desolante realtà di un entroterra arido e montagnoso, dove alcune tribù nomadi conducono un’esistenza precaria, spesso costrette a stratagemmi di ogni tipo per poter sbarcare il lunario, come furti, perpetrati all’interno della propria tribù, rapine e aggressioni a danno delle carovane dei mercanti e perfino incursioni e assalti alle città. Talvolta, in caso di crisi particolarmente grave, è l’Egitto a rappresentare l’unica ancora di salvezza per una tribù nomade, ed è proprio in questa terra che si recherà Giacobbe, con la propria famiglia, trovandovi lavoro e di che sfamarsi. Siamo così entrati nella storia degli Ebrei.

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