sabato 5 settembre 2009

7. I Neobabilonesi o Caldei

Mentre la potenza assira splende, Babilonia (detta anche Caldea, perché la maggioranza della sua popolazione è costituita da tribù caldee, di stirpe semita) è resa debole dalle contrastanti ambizioni dei capi locali, che sono in perenne conflitto fra loro e incapaci di unirsi in un’unica compagine politica. Nonostante i ripetuti tentativi di unificazione, tale situazione perdura per oltre due secoli e durante questo periodo Babilonia rimane sotto il controllo assiro. Quello che non era riuscito in precedenza a tanti illustri personaggi indigeni, diventa possibile ad uno straniero, un non-caldeo, un uomo di umili origini, un “figlio di nessuno”, un “usurpatore”, di nome Nabopalassar (626-605), il quale, approfittando anche del fatto che l’Assiria è già entrata nella sua fase di declino, riesce ad unificare Babilonia in un unico regno e a farne la nuova grande potenza dell’area mesopotamica. Naturalmente, com’è ormai costume consolidato, una volta conquistato il potere, Nabopalassar si premura a legittimarlo mettendolo sotto l’egida del dio Marduk. È stato il dio –si va dicendo– ¬a determinare gli eventi e il nuovo sovrano può regnare in Babilonia “in quanto scelto da Marduk” (PETTINATO 1994b: 165).
Babilonia raggiunge l’apice del suo splendore sotto il regno di Nabucodonosor (605-562), “uno dei sovrani più eccelsi di tutta l’antichità” (ivi: 18), “un sovrano illuminato, mite ed accorto, ben diverso da come ci è stato presentato finora” (ivi: 17). A lui spetta “indubbiamente il merito di aver fatto del piccolo regno di Babilonia un impero ancor più grande di quello realizzato dagli Assiri” (ivi: 139). Egli non solo ristabilisce l’ordine sociale e il diritto, ma abbellisce anche la città fino a farne “una metropoli spettacolare, ricca di palazzi, templi, case private e monumenti artistici pregevoli” (ivi: 99).
La struttura sociale neobabilonese non è molto diversa da quella delineata dal Codice di Hammurabi. Anch’essa è articolata su tre distinte classi di cittadini e fondata sul diritto di proprietà terriera, che è attribuito per meriti militari e tutelato dalla legge dello Stato. A differenza dell’Assiria, Babilonia preferisce aprirsi ed accogliere etnie diverse, giungendo a realizzare una straordinaria sintesi culturale ed un elevato livello di civiltà. Come tutti gli imperi che l’hanno preceduto, anche l’impero babilonese avrà vita breve e, infatti, cadrà nel 539. per mano di Ciro, ma, per diversi secoli, Babilonia conserverà “il ruolo di centro culturale notevolissimo di tutta la Fertile Mezzaluna” (ivi: 242) e, quando Alessandro entrerà trionfalmente nella città (331), ne rimarrà ancora così affascinato “da volerne fare la capitale del suo nuovo impero” (ivi: 247). Evidentemente la città continua ad essere ricordata come la patria di eccellenti astronomi e matematici. Sarà solo nel primo secolo d.C. che Babilonia, ormai ridotta ad un cumulo di rovine, potrà dirsi definitivamente decaduta. In futuro le verrà riconosciuto il grande merito di aver conservato e tramandato la gloriosa civiltà dei Sumeri.

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