sabato 5 settembre 2009

6. Gli Assiri

Dopo la sumera e la babilonese, la terza grande potenza mesopotamica antica è costituita dagli Assiri, una popolazione semitica che, 5000 anni fa, abitava nella Mesopotamia settentrionale, in una regione di transito, alquanto povera di risorse naturali, ma particolarmente adatta agli scambi commerciali. È logico, dunque, che essi si siano affermati prevalentemente come mercanti. La storia delle loro origini appare travagliata e caratterizzata da brevi periodi di indipendenza alternati a lunghi periodi di sottomissione ad altre potenze, soprattutto i Sumeri. Più volte gli Assiri si impegnano in lotte per l’indipendenza, ma invano. La soggezione ad altre potenze deve essere vista come una vera e propria calamità, soprattutto per la perdita economica che essa comporta, ma anche per la perdita di libertà, cui il mercante non può rinunciare. Forse è questa la ragione principale per cui, ad un certo punto, gli Assiri decidono di unirsi e costruiscono un’inarrestabile macchina da guerra.
La svolta ha inizio sotto il regno di Assur-uballit (1365-1330), il quale intraprende una travolgente politica espansionistica, che raggiungerà il massimo livello sotto Sargon II (721-705 a.C.) e farà dell’Assiria la più grande potenza militare dello scacchiere vicino-orientale per tutto il IX e VIII secolo. Assur, una città che sorge sulle rive del Tigri (che in un secondo tempo assumerà il nome di Ninive), ne è la capitale. Assur è anche il nome del dio principale.
Il cambiamento è spettacolare e drammatico. Gli eserciti assiri sono ben organizzati e ben equipaggiati, anche per condurre guerre di assedio: dispongono di una solida fanteria e di cavalieri armati di archi e lance, oltre a carri da guerra, arieti, torri su ruote e servizi di supporto, che costituiscono quanto di più moderno sia stato mai visto. Gli Assiri praticano una guerra totale, senz’altro scopo che il saccheggio e lo sterminio. Avanzano inesorabili, attaccano di sorpresa, distruggono, depredano, massacrano i prigionieri, sottopongono le popolazioni ad atroci supplizi, non stabiliscono rapporti amichevoli con i nemici vinti, si impongono solo col terrore. I pochi risparmiati vengono deportati come schiavi e condannati a lavorare per i vincitori, mentre nei territori rimasti liberi dopo il genocidio vengono fatte affluire nuove popolazioni. L’intento è quello di cancellare la cultura del nemico vinto e di sostituirla con una nuova cultura, compatibile e asservita a quella assira.
Per sostenere e giustificare una politica così estrema, gli Assiri elaborano un adeguato sistema ideologico di tipo religioso, che è fondato su poche e semplici idee: Assur è di gran lunga il più potente degli dèi, l’Assiria è il centro del mondo, l’Assiro il vero uomo, gli altri popoli sono «senza dèi», o «abbandonati dai loro dèi», o «sostenuti da dèi inferiori», insomma nemici da combattere e sterminare senza pietà o civilizzare. Le azioni di conquista assire possono essere considerate le prime guerre di religione. In quanto sommo sacerdote di Assur, al re assiro è riconosciuto il compito di guidare la guerra santa contro gli infedeli. Quando tutti i popoli saranno sotto il dominio assiro, o come gli Assiri, allora il mondo sarà perfetto. Ed ecco allora perché gli Assiri possono comportarsi con ferocia inaudita e uccidere senza provare alcun sentimento di compassione.
Il fondamentalismo assiro, da un lato suscita l’inevitabile reazione dei popoli sottomessi, i quali non perdono occasione per liberarsi dal loro insopportabile giogo, dall’altro mette sull’allerta le popolazioni limitrofe, che vedono negli Assiri una temibile minaccia. Ben consapevoli di essere circondati da nemici, da cui si devono guardare, gli Assiri non possono abbassare la guardia e devono mantenere sempre efficiente la loro costosa macchina da guerra. Ma questa impresa si rivale, alla lunga, impraticabile. È impossibile, infatti, conservare in perfetta forma e per un tempo indefinito un grande esercito, soprattutto quando lotte intestine per il potere lacerano un paese, e tale è la condizione in cui versa l’Assiria. Così, a furia di combattere contro innumerevoli nemici e anche al proprio interno, la potenza assira crolla, quasi di schianto, per non risorgere mai più, lasciando increduli i contemporanei. Sotto l’attacco congiunto di Babilonesi e Medi, Ninive cade nel 612 e l’evento viene salutato con giubilo da tutti i popoli oppressi del Vicino Oriente . La storia dell’Assiria ci fornisce un chiaro esempio di quello che può succedere ad un paese che affida il proprio destino unicamente alle armi. Quando l’impero assiro cade sono presenti in campo quattro potenze: Egitto, Babilonia, Media e Lidia.

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